MiArt 2009: Milano e l’Arte Moderna e Contemporanea Internazionale

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Si è conclusa Lunedì 20 aprile, la quattordicesima edizione di MiArt 2009, la Fiera Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Milano. 4 giorni che hanno animato il quartiere Portello, dove sorge il polo urbano di Fieramilanocity.

Il bilancio di chiusura è tutto sommato positivo. Mitigato da fattori incidenti, dovuti alla concomitanza del Festival d’Arte Contemporanea a Faenza. Ma anche dalla congiuntura economica attuale che, sebbene non ha avuto nulla da intaccare alla curiosità intorno alla rassegna artistica, ha fatto registrare una lieve flessione di vendite rispetto alle previsioni della vigilia. Resta l’impressione dei toni che denotano ottimismo tra i galleristi, data la buona risposta di pubblico che non ha deluso le aspettative.

Merito condiviso dal lavoro svolto dal Project Manager Alessandro Cappello, coadiuvato da Donatella Volontè e Giacinto Di Pietrantonio, Curatori rispettivamente del Settore Moderno e del Settore Contemporaneo. Ma soprattutto delle opere dei 1000 artisti, di cui 550 italiani.

Una scelta di ridurre a 140 le gallerie espositrici, dettate da un criterio di selezione più rigoroso, sembra aver incrementato lo standard qualitativo rispetto alle precedenti edizioni, riportando in auge un evento che sembrava diminuire d’interesse.

Spazio alle nuove proposte ma anche a pietre miliari dell’Arte Contemporanea di inizio XX secolo. Citando solo alcune delle opere esposte, tra quelle che hanno destato maggiore interesse e ammirazione, la mostra fotografica di Gabriele Basilico, che ha immortalato l’aspetto servaggio dell’espansione urbanistica delle periferie italiane, tra la fine degli anni ’70 e la metà degli anni ’90.

La “Infinite Jest” di Mario Airò, in tributo all’omonimo libro dello scrittore David Foster Wallace, allocata nella reception di MiArt 2009.
Il “Buste d’homme” dipinto nel 1969 da Pablo Picasso, dal valore di 3 milioni di Euro.

Il“Cavallo e cavaliere” Olio su cartone riportato su tela, di Giorgio De chirico, 1929.

E altre opere di Chagall e Balla, Spagnulo e Castellani, D’Orazio e Ceroli, Parmeggiani e Fontana.

Una 4 giorni che sembra aver dato ragione a chi sostiene e crede nel ruolo di Milano – e in particolar modo di MiArtcome punto di riferimento internazionale dell’Arte Moderna e Contemporanea. In questo senso è lecito affermare che l’obbiettivo è stato raggiunto.