Mila Schon, tributo alla “signora dell’eleganza”.

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Milano ha reso omaggio ai cinquanta anni di attività di Mila Schon con una mostra intitolata “LINEE COLORI SUPERFICI” svoltasi presso Palazzo Reale dal 19 settembre al 19 ottobre. La stilista, morta all’età di 92 anni lo scorso settembre, possedeva uno stile davvero unico dettato da linee sobrie e nitide, così diverso dalla moda francese. Un suo trademark è sicuramente il tessuto doppio, double face, che le dava idea di ordine e pulito.

La mostra ha fatto rivivere, attraverso geometrie , linee, volumi, abiti, immagini, video, fotografie e bozzetti, tutta la carriera della leggendaria stilista. Il fattore che la mostra vuole sottolineare è l’a-temporalità delle sue creazioni e dunque il suo essere perennemente moderna. Mila Schon è la stilista che ha fatto della “complessità semplice” il suo modo unico e speciale di disegnare l’eleganza femminile.

Altra  caratteristica delle sue creazioni è il rapporto costante fra ricerca artistica e progettazione: ondem cerchi concentrici, colori, intarsi, tutto è ispirato a opere di artisti moderni. In una sezione della mostra, dedicata proprio a questo rapporto con l’arte, ecco che si potevano ammirare vestiti ispirati a Klimt, Calder, Mondrian e Pollock.

Inizia la sua attività nel 1958 e la sua prima sfilata fu organizzata nell’atelier di via San Pietro all’ Orlo di fronte ad un gruppo di amiche presentando capi tutti fatti a mano e dalle linee rigorose. Mila Schon ha vestito personaggi del jet set internazionale da Marella Agnelli a Jacqueline Kennedy.

Il percorso veniva concluso con uno spazio che proponeva tutte le copertine dei fashion magazines sia storici che attuali, oltre ad una moltitudine di minischermi che proiettavano immagini della storia della vita di Mila.

Il tributo, alla così conosciuta “Signora dell’eleganza”, era dovuto, per tutte le caratteristiche che abbiamo visto, alla semplicità e alla naturalezza di come svolgeva la sua professione, la sua arte.

Concludo riportando una  sua celebre frase :”Io noto il brutto delle cose, eliminandole, rimane il bello“.