Nobody Knows, Paolo Canervari in mostra al museo Pecci di Prato

Spread the love

Paolo Canevari
Nobody Knows – nessuno sa – con questa concezione l’artista contemporaneo Paolo Canevari concepisce la mostra personale che verrà inaugurata al Museo Pecci di Prato curata da Germano Celant.

Appuntamento il prossimo 20 marzo fino al primo agosto per ammirare quest’opere che ripercorrono le tappe fondamentali dell’artista con l’integrazioni di istallazioni realizzate per l’evento.

La particolarità dell’arte di Paolo Canevari è nell’espressione creativa esplicata dall’impiego di pneumatici usati, che l’artista usa per focalizzare i simboli del potere che governano il mondo e che molto spesso ci fanno paura per la loro cruenta fame di dominio.

Gran parte della mostra è intitolata Globes, giganteschi globuli in gomma su cui poggia una figura umana.

E ancora i simboli della guerra: carrarmati e bombe, quest’ultime rivestite da piccoli mosaici di specchi.

Inoltre saranno mostrati al pubblico una serie di video, tra cui US, che sul marmo nero raffigura disegni di animali che rappresentano i simboli del potere e della predazione e Bouncing Skull, esposto al MoMa di New York.

Non poteva mancare il riferimento all’altalena realizzata con la fune e un pneutico che con l’opera Hanging Around diventa una grande forca.

Per conoscere meglio la profondità e l’introspezione di questo artista siamo andati a cercare una sua intervista su Teknemedia.net dove luistesso ci spiega le sue origini:
Sono nato nel 1963 a Roma, dove vivo e lavoro.

Ho frequentato il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Roma, diplomandomi in Pittura.
Tra il 1989 e il 1990 ho vissuto a New York dove ho avuto l’opportunità di iniziare a lavorare come artista e di esporre per la prima volta.
Nello stesso periodo ho lavorato come assistente per Nam June Paik e Robert Yarber.
Ad intervalli regolari ho avuto la possibilità di viaggiare ed esporre a Los Angeles, New York, Parigi, Kiev, Vienna, Francoforte, Dublino, Ginevra, Taiwan, Liegi.
Il mio lavoro come artista è legato ad una riflessione sul significato della scultura e come questa si metta in relazione con il contesto sociale contemporaneo.
L’idea del monumento in materiale nobile (marmo, bronzo, etc.) e della retorica insita nell’idea di “tradizione” e di “classico” rappresentano quello che nel mio lavoro voglio evitare. Uso materiali poveri, semplici che, messi in rapporto con il concetto di rappresentazione, fungono da “chiavi” che permettono di aprire verso infinite possibili letture.
Credo dunque in un’arte che costruisca il suo senso in un processo mentale.
Credo in una poetica dell’arte democratica, l
ontana da dogmi.
I materiali, come le forme, sono il tramite per la definizione di un’idea, un concetto; come tali sono transitori, sono “veicoli” che accompagnano, sono la testimonianza di un processo.
La metamorfosi della materia è continua, la sua instabilità è sinonimo di apertura a diverse interpretazioni, è stimolo mentale.
La direzione del mio lavoro è quella di sperimentare le possibità di fare arte attraverso esperienze, culture e materiali diversi.

I pneumatici sono forniti dall’azienda Arval, che attraverso il progetto Ecopolis Mobility Point si occupa dello smaltimento delle gomme usurate presso le officine e i gommisti per impiegarle a scopi artistici.