Paris Fashion week, il resto delle sfilate uomo autunno-inverno 2009/2010.

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L’ultima volta ci siamo occupati dei Big della Paris Fashion week, ma certamente i nomi che vi propongo adesso non hanno nulla da invidiare, se non la grande storia che le Big maison hanno alle spalle.

Iniziamo con Gareth Pugh, “bambino” prodigio uscito direttamente dalla Saint Martin di Londra. Un genio che ha come feticcio l’uso del PVC, materiale plastico diventato emblema e cardine delle sue collezioni. Quest’anno propone outifit che possono far balzare le nostri menti al film “Predator”. Ci vuole molta personalità per immaginare di indossare questi capi, in un mondo sempre pronto a giudicare le apparenze. Innovativi i leggings strappati, lucidi i bomber smanicati con forme triangolari, aderente e decontestualizzato l’abito da smoking in nero lucido con tanto di fusciacca, importante la spalla napoleonica su trench e cappotti.

Passiamo a Rick Owens, eclettico e misterioso, presenta una collezione a dir poco noir, mood cupo, ispirata all’artista Klaus Nomi, un noto cabarettista della vita newyorkese. Fa uso di materiali grezzi, uno dei suoi punti di forza, ed ecco allora un cappotto di seta secca e intrecciata, una vitrea giacca militare, un techno trench, smanicati in pelliccia e parka.
Probabile ispirazione misto Shakespeariana per la collezione di Number (N)ine, creata dal fashion designer Takahiro Miyashita. In passerella tanti dettagli richiamano i tendaggi, tappeti e fissaggi di stanze di albergo, e ancora broccati sulle giacche, pizzo lavorato sulle mantelle, gonne e pantaloni alla caviglia con abbottonatura. In passerella i modelli portano libri invece di borse. Location, intima, avvolgente e affascinante.

Paul Smith rappresenta la nota di colore di questa fashion week abbastanza “incolore”. Gli abiti rappresentano una situazione da sala da thè. Gli abiti grigi sono animati da cinture o maglie da ciclista colorate. Buona presenza del tartan (fantasia a quadri scozzesi) in varie sfumature, dal verde-nero, al turchese-bordeaux, al giallo-arancione-nero. Immancabile, in puro stile British, da sempre simbolo indiscusso di Paul Smith, il gilet o panciotto. Lo stilista rispolvera anche il Montgomery. Presenti papillon sobri e con fantasie.

Terminiamo citando Damir Doma, giovane fashion designer croato ma di scuola tedesca. Ispirazione orientale, che quasi ci riporta un pò i costumi afghani. Ampi pantaloni che si stringono alla caviglia, maxi sciarponi, cappelli a mo di kefia, che avvolgono il viso, ma anche giacche oversize, magliette arricciate nella zona centrale. I colori principali sono beige, cammello, bianco, ma anche nero sugli outfit che ci ricordano un pò i Ninja.

A presto con nuove news dal mondo maschile più o meno conosciuto.