Norvegia: al primo posto dello sviluppo umano

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Si chiama Undp ed è l’acronimo che sta per United Nations Development Programme, ovvero il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo che ha stilato una nuova classifica sulle nazioni che dagli anni ’60 hanno fatto progressi nell’ambito dello sviluppo umano, includendo nella ricerca i passi avanti fatti in campo medico, della sanità, dell’istruzione e gli stili di vita.

Ma, come spiega Antonio Vigilante, direttore Undp a Bruxelles, che ha presentando il rapporto sullo Sviluppo Umano 2010 alla Camera intitolato La vera ricchezza delle nazioni: vie dello sviluppo umano non c’è necessariamente un rapporto tra lo sviluppo umano e la crescita economica. Paesi con scarsa crescita economica hanno avuto un grande sviluppo umano, perché il dato complessivo dipende da vari fattori, tra cui il modo in cui si usano le risorse e la posizione geografica.

Al primo posto della classifica è la Norvegia a tenere saldo il comando seguito dall’Australia e la Nuova Zelanda. Bene anche gli Stati Uniti, l’Olanda, la Svezia e la Germania, tutte entro le prime dieci posizioni.
L’Italia non rispetta il luogo comune del Bel Paese, visto che in classifica è solamente 23° su 169 paesi. Anche se in classifica generale risulta a un onorevole 13° posto ma solo se non si considerano disuguaglianze nell’accesso a sanità, istruzione e reddito. Anche gli Stati Uniti in quest’ottica scendono di nove posti.

Insomma il benessere per molti paesi è consolidato ma negli anni non ci sono stati veri incrementi significativi, almeno volendo porre una correlazione tra sviluppo umano e crescita economica sostenibile. Mentre significativi progressi di sviluppo si sono avuti tra il processo di democratizzazione di un paese e il suo livello di sviluppo umano.

La maglia nera spetta ai paesi africani, come se non fosse più un mistero che la ricchezza si fonda sulla povertà altrui, come se la lotta all’Aids fosse tutt’altro che vinta: l’ultimo posto della classifica è occupato dallo Zimbabwe, preceduto da Congo, Niger, Burundi e Mozambico.

Via | Adnkronos.com